La VIS per comprendere il proprio impatto come organizzazione

Gli Enti del Terzo Settore ad oggi sono chiamati a prestare sempre maggiore attenzione nel dimostrare la propria sostenibilità, economica (attraverso il bilancio di esercizio) e sociale (attraverso bilancio sociale, obbligatorio, e VIS, caldamente consigliata).

L’introduzione della normativa sul Terzo Settore e il conseguente obbligo di bilancio sociale per:

  • ETS con entrate superiore al milione di euro;
  • Imprese sociali;
  • Centri Servizi Volontariato;

ha cominciato a rispondere all’esigenza di monitorare gli effetti sugli stakeholders delle attività poste in essere.

L’attenzione alla sostenibilità sociale, oltre a quella economica, si rafforza ulteriormente se si sceglie di realizzare una VIS. Tali metodologie  approfondiscono gli effetti ottenuti dalle azioni realizzate e verso le diverse tipologie di stakeholders.

Data l’assenza di obblighi circa l’adozione di VIS da parte degli ETS, la cultura dell’impatto ad oggi è incentivata, in larga parte, da soggetti pubblici e privati come le fondazioni, che per collaborare o erogare fondi richiedono sempre di più il monitoraggio, con diverse forme e metodologie, degli impatti dei progetti presentati (come il bando Make Your Impact di Fondazione di Modena).

Buona pratica connessa a questa richiesta è l’investimento che chi domanda la rendicontazione degli impatti realizza con il coinvolgimento di soggetti specializzati per fare tutoraggio agli enti in momenti, oppure organizzando webinar per approfondire le azioni da realizzare per questo tipo di rendicontazione.

E’ bene sottolineare come, in un settore caratterizzato dal lavoro volontario, il tempo necessario per implementare un’azione nuova, oppure rafforzarla in modo più strutturato, sia un elemento rilevante, in quanto comporta una revisione delle priorità, della selezione dei volontari/dipendenti (quando presenti), o della formazione erogata.

Laddove poi si riescano ad introdurre processi sistemici di rendicontazione degli impatti, si possono aprire opportunità progettuali molto interessanti, in termini di collaborazioni, bandi, donazioni, ma anche di professionalizzazione delle organizzazioni stesse.

Per un ETS però l’attenzione all’impatto dovrebbe diventare una priorità sempre maggiore della cultura organizzativa e dei metodi di progettazione, in quanto consente di dare attenzione assoluta alla propria mission e agli stakeholders ai quali si è scelto di prestare attenzione.

Creare dei momenti di focus sugli impatti generati, concentrandosi, all’inizio, su progetti pilota può aiutare a comprendere problematiche rimaste in affrontate nel corso del tempo, o aprire a nuove soluzioni prima inimmaginabili.

Concludendo, uno dei temi fondamentali della VIS è il coinvolgimento dei propri stakeholders, proprio per comprendere gli effetti ottenuti dalle attività erogate.

Molti enti, se interrogati, sostengono di parlare con i propri assistiti o i soggetti coinvolti nelle proprie attività. Ma si domandano: con quale scopo? con quali modalità? con che frequenza? su quali temi?

Queste prime domande sono alcune di quelle che la VIS aiuta a porsi, e che possono essere determinanti per ottimizzare i tempi legati alle attività di rendicontazione dei propri progetti.

Queste riflessioni hanno fatto nascere in voi delle domande? Avete avuto esperienze precedenti in rendicontazione di impatto sociale? I vostri partner o finanziatori hanno mai richiesto questo tipo di approccio/metodologia? Fateci sapere il vostro punto di vista!

Luca Saade e Annalisa Gotti